Iran: lettera dal carcere
NELLA FOTO: Nasser Navard e nello sfondo la sua lettera
Come fece l’apostolo Paolo, che dalla prigione scrisse delle lettere alle chiese dell’epoca, anche Nasser Navard, cristiano iraniano imprigionato a motivo della sua fede, ha inviato una lettera colma di affetto e di incoraggiamento a tutti noi, condividendo quanto le nostre preghiere lo sostengano in questo periodo di reclusione.
Nel nome del Signore saluto tutte le sorelle e i fratelli amati e ripieni della grazia di Dio. Desidero sentirvi vicini mentre mi trovo dietro le alte mura e il filo spinato della prigione Evin di Teheran.
Pensarvi mi riempie il cuore di amore, di cura e di gratitudine nei vostri confronti. Questo è ciò che provo ora. Canto inni che glorificano il Signore nella mia anima e nel mio cuore. Queste mura non mi tengono lontano da voi, anche se sto soffrendo. Siete sempre nelle mie preghiere.
Ringrazio Dio per il sostegno che mi avete dato durante le difficoltà vissute in prigione e di cui avete condiviso il peso, dandomi forza e incoraggiandomi continuamente. Che privilegio avervi al mio fianco! Non potrei andare avanti da solo, il Signore mi accompagna attraverso il calore del vostro amore in tutte le difficoltà di questa reclusione. L’amore e la cura del Signore siano con voi e vi proteggano.
“Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?” – Romani 8:35
Con grande affetto,
Nasser Navard Gol-Tapeh
Nasser Navard, 58 anni, sta scontando una pena di 10 anni a motivo della sua appartenenza a una chiesa domestica. La sua famiglia è particolarmente preoccupata per lui a motivo di alcuni problemi di salute e per la sua sicurezza durante il periodo di ramadan (23 aprile – 23 maggio). Nel mese di marzo, a causa dell’alta contagiosità del Covid-19, le autorità iraniane avevano rilasciato provvisoriamente e sotto cauzione 83.000 detenuti, tra cui un esiguo numero di cristiani. Tra questi: Ramiel Bet-Tamraz, Mary (Fatemeh) Mohammadi, Amin Khaki e Rokhsareh (Mahrokh) Ghanbari.
Amin e Rokhsareh, a inizio aprile, sono stati informati dalle autorità carcerarie di non dover più scontare la pena e, una volta riattivata l’attività giudiziaria, di poter recuperare la cauzione versata.
Mary (Fatemeh) Mohammadi invece, ex-musulmana di 21 anni convertita alla fede cristiana, arrestata il 12 gennaio 2020 durante un sit-in di protesta, è stata condannata a tre mesi di carcere e a 10 frustate per “disturbo dell’ordine pubblico”.
L’Iran si trova alla posizione numero 9 della nostra World Watch List, il report annuale sulla persecuzione dei cristiani nel mondo. Vi chiediamo di continuare a pregare per i cristiani di questo Paese e per la loro sicurezza.
“Le nostre preghiere possono andare dove noi non possiamo… Non ci sono confini, né muri di prigione, né porte che ci vengono chiuse quando preghiamo”
Fratello Andrea
Emergenza Covid-19
pacchi viveri e beni di prima necessità per perseguitati
Il coronavirus è un’emergenza globale, ma per milioni di cristiani essa si aggiunge alla persecuzione!
In Occidente siamo tutti in quarantena e isolamento, ma in luoghi come la Corea del Nord, la Somalia, l’Afghanistan questa pandemia globale cade su credenti nascosti in una situazione già di estrema vulnerabilità. E sta peggiorando. Ma questa emergenza va ben oltre i credenti nascosti in questi paesi.
I cristiani in Medio Oriente e in Africa stanno distribuendo tutto ciò che hanno per aiutare durante la crisi e hanno un disperato bisogno di più risorse per sopravvivere.
Dall’Asia all’Africa, in molti paesi i cristiani hanno accesso solo a lavori giornalieri, i primi a saltare in tempi di obblighi di restare a casa e ciò significa: NO LAVORO = NO CIBO
E’ necessario intervenire per fornire risorse essenziali come medicine, aiuti alimentari, coperte, vestiti e sostegno finanziario.
Dona 35 euro per fornire beni di prima necessità e medicine a perseguitati in varie regioni dell’Asia, dell’Africa e del Medio Oriente.