PORTE APERTE “INDONESIA: CRISTIANI SENZA UNA CHIESA DA 5 ANNI”

PORTE APERTE “INDONESIA: CRISTIANI SENZA UNA CHIESA DA 5 ANNI”

Nella Foto: Incontro sotto una tettoia temporanea, una sfida particolarmente difficile durante la stagione delle piogge

Negli ultimi cinque anni, una comunità protestante della provincia di Aceh ha dovuto svolgere i propri incontri sotto una tettoia. L’edificio della chiesa è stato distrutto dagli estremisti islamici nell’agosto del 2015, insieme ad altre dieci chiese della stessa provincia.

Nel 2015, la violenza contro i cristiani e i loro locali di culto ha causato la fuga di migliaia di persone dalla provincia di Aceh verso quella vicina di Sumatra. L’estremismo islamico è diffuso ad Aceh, l’unica regione del Paese in cui la Sharia è ufficialmente in vigore. Mentre la chiesa “Gereja Kristen Protestan Pakpak Dairi” di Singkil è ancora in attesa di un provvedimento legale per l’incendio doloso, i cristiani hanno iniziato a costruire una casa per i futuri pastori.

Il 3 settembre però, le autorità hanno ordinato la sospensione dei lavori di costruzione con la motivazione che le condizioni necessarie per la costruzione di una chiesa non erano soddisfatte. Il comitato che si occupa della ricostruzione del locale ha reagito con stupore perché un’abitazione non è soggetta agli stessi vincoli di un luogo di culto. La Chiesa si è rivolta alla Commissione nazionale per i diritti dell’uomo per protestare contro questa discriminazione. Il presidente del forum cristiano “Aceh Singkil Love Peace” fornisce una possibile spiegazione della decisione: “Le autorità ritengono che la casa possa minare l’armonia interreligiosa e possa provocare un conflitto sociale. Abbiamo già ricevuto due ingiunzioni scritte che ci ordinano di sospendere la costruzione, e una terza seguirà a breve. Le autorità faranno infine demolire la casa. Chiunque volesse opporsi sarà considerato un piantagrane e sarà messo in prigione”.

Per ottenere il permesso di costruire un edificio di chiesa, devono essere presentate le firme di 140 membri della chiesa e 110 seguaci di altre religioni. “A un certo punto, la comunità aveva effettivamente ricevuto l’appoggio di 110 non cristiani”, riferisce un contatto locale. “Ma alla moschea è stato detto loro che sarebbero stati considerati miscredenti se avessero confermato la loro approvazione. Inoltre, in caso di morte, la comunità non avrebbe pregato per loro, privandoli delle benedizioni rituali. Così tutti hanno ritirato il loro sostegno”.

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