A 10 ANNI DALL’ISIS I CRISTIANI IN IRAQ SOPRAVVIVONO
NELLA FOTO: ن – N di nasrani, cristiani
Il 10 giugno 2014 rimarrà per sempre impresso nel cuore e nella mente di milioni di persone come il giorno in cui l’ISIS ha preso il controllo di Mosul, la seconda città più grande dell’Iraq e patria di una consistente comunità cristiana.
10.000 era il numero dei seguaci di Gesù rimasti ad abitarla e che sapevano sarebbero presto diventati bersaglio di una nuova ondata di estremismo islamico. E così è stato. Per questo, in molti sono stati costretti alla fuga.
I cristiani rimasti in città hanno affrontato una scelta difficile: rinnegare Gesù e convertirsi all’islam, pagare la jizya (tassa per chi non è musulmano), andarsene rapidamente lasciando tutto o essere uccisi. Le loro case sono state contrassegnate con la lettera ن – N di Nasrani, il termine usato dal Corano per indicare i cristiani – e le chiese occupate dai combattenti dello Stato Islamico.
Stiamo parlando di una città, Mosul, che nel corso del tempo aveva già visto decine di migliaia di cristiani andarsene a motivo della persecuzione crescente. L’arrivo dell’ISIS non ha fatto altro che scaraventare nell’angoscia e nella paura chi tentava di resistere, costringendolo a fuggire per salvarsi la vita.
Bushra*, una vedova cristiana di 40 anni, è tra le persone scappate. “Mentre andavamo via, l’ISIS ci ha fermato e ha preso i pochi soldi che avevamo, le chiavi di casa e i nostri documenti d’identità. Poi ci ha lasciato andare”. Oggi che la città è libera, la sua casa appartiene a un musulmano.
Molti cristiani hanno scelto di svendere la propria abitazione e vivere altrove. Bushra e la sua famiglia si sono spostati in Kurdistan, dove la situazione è relativamente più sicura per i cristiani, nel tentativo di rifarsi una vita.
Si stima che prima dell’ISIS fossero 300.000 i cristiani in tutto l’Iraq. Ora, secondo i dati della World Watch List 2024, ne rimangono 154.000.
La Missione Porte Aperte ha sempre lavorato per rafforzare ciò che rimane e per questo sostiene, solo in Iraq, 150 Centri di Speranza. Si tratta di chiese locali adibite a fornire servizi per la comunità cristiana: dal discepolato alla cura del trauma, dai progetti di microcredito per l’avvio di piccole attività imprenditoriali alla formazione professionale.
I partner locali di Porte Aperte hanno aiutato coloro che sono fuggiti da Mosul, camminando al fianco di persone come Bushra. Anche se l’ISIS non compare più sulle prime pagine dei giornali, l’impegno di Porte Aperte in Iraq continua.
INVERTI LA ROTTA DEI RIFUGIATI
Nelle zone colpite dalla violenza dell’estremismo islamico, come per esempio la Siria, l’Iraq, l’Afghanistan e l’Africa subsahariana, la devastazione è massiva. Coloro che fuggono non hanno più nulla e si trovano a vivere spesso in rifugi di fortuna.
Per i cristiani, rientrare in queste zone è un viaggio a ritroso senza speranza, per trovare le proprie case, proprietà, negozi, chiese, totalmente distrutti.
Con 30 euro inverti la rotta dei rifugiati partecipando in quota alla ricostruzione di case o al ripristino di mezzi di sussistenza in Medio Oriente.