DONNE CRISTIANE “HO CONDIVISO IL VANGELO CON IL MIO STUPRATORE”

DONNE CRISTIANE “HO CONDIVISO IL VANGELO CON IL MIO STUPRATORE”

Gwynneth Pugh  Jones aveva solo 18 anni quando ha vissuto un’esperienza così traumatica da farla sentire come se “non potesse mai più rivolgere gli occhi verso Dio”. L’infermiera (all’epoca dei fatti tirocinante) era, come racconta lei stessa “abbastanza ingenua”, ed era diventata buona amica di un uomo (ha scelto non rivelare il nome).

Quest’uomo la portò fuori a cena, approfittando di una sera in cui sapeva che tutti i coinquilini di Gwinneth erano fuori; la riaccompagnò a casa e provò a sedurla. “Sono cristiana e avevo una visione abbastanza chiara e precisa del sesso prima del matrimonio. Gli ho chiarito quali fossero le mie convinzioni e i miei valori, ma sfortunatamente ha abusato di quei valori”, spiega Gwynneth.

È stata abusata per sei orribili ore.

È stata violentata e bruciata con le sigarette.

Successivamente si ricorda di essersi seduta per ore sotto la doccia, cercando di sentirsi di nuovo integra e pulita. Nonostante il grave crimine subito, Gwynneth non ha condiviso il suo calvario con nessuno: “Quando è successo, non c’erano i meccanismi di segnalazione che ci sono ora: case sicure, luoghi allestiti per ricevere qualcuno che ha subito stupri”, afferma. Invece ha scelto di riversare le sue energie per diventare l’infermiera migliore che ci potesse essere.

Il suo silenzio è durato 14 anni, quando Gwynneth, ormai sposata, aspettava il suo terzo figlio; all’improvviso però è stata sopraffatta dalla preoccupazione che il suo aggressore potesse abusare di qualche altra persona. “Non potevo sopportare il pensiero che potesse accadere a una delle mie figlie”, afferma. Quindi, parlò con un amico, ufficiale di polizia, e gli chiese di cercare nei loro archivi. Con sua sorpresa, l’uomo era presente nel database, essendo stato arrestato poco tempo prima per aver aggredito una minore.

DIO INCIDENZA

“Trascorse poco tempo da quella scoperta quando, mi trovavo nel cortile della scuola e notai una mamma che piangeva disperata”, spiega Gwyneth. “Così ho fatto quello che so fare meglio: l’ho presa sotto braccio e l’ho portata a casa infatti entrambe viviamo vicino alla scuola e le ho dato l’opportunità di parlare di ciò che la stava angosciando”.

Quando la mamma si è aperta, ha iniziato a parlare di suo fratello che era stato recentemente arrestato. Non riusciva a credere che proprio lui avesse commesso un crimine così detestabile. Immediatamente, Gwyneth si rese conto che il fratello di questa donna era lo stesso uomo che l’aveva violentata. “I fatti coincidevano alla perfezione”, spiega. Ma quando Gwynneth scoprì quella scioccante verità, non riuscì più ad ascoltare quella donna e la congedò in maniera brusca. “Non ero arrabbiata con lei. Voglio dire, ho un fratello anche io e probabilmente avrei reagito allo stesso modo: non voler credere che mio fratello potesse fare qualcosa del genere”.

Passarono sei mesi e la donna tornò per scusarsi e riferirle il verdetto del giudice. Suo fratello era stato dichiarato colpevole ed ora era in prigione, sorvegliato in maniera particolare perché aveva tentato il suicidio.

“Mi è stato riferito che era profondamente angosciato per la gravità di ciò che aveva commesso”, afferma Gwyneth. “Era tormentato in modo particolare dal ricordo di aver abusato di una donna cristiana che aveva conosciuto anni prima. Le conseguenze del suo ignobile gesto e il modo in cui quell’episodio poteva aver influenzato la mia vita da allora era per lui un tarlo nella testa…

E poi, quella donna, mi fece una richiesta assurda: prendere in considerazione la possibilità di visitare suo fratello in prigione!”

Gwynneth chiese a Dio cosa avrebbe dovuto fare e cercò consulenza legale prima di decidere di visitarlo. “Avevo alcune cose che volevo dirgli e mi ero anche preparata un discorso, ma quando mi sono seduta sulla sedia di fronte a lui, tutto è scomparso. Mentre guardavo quest’uomo quasi irriconoscibile, assolutamente distrutto, Dio mi mostrò come lo vedeva Lui, ho sentito la Sua compassione divina. Il Signore mi ha mostrato quell’uomo restaurato. Me lo ha mostrato come un principe, come un fratello, un uomo che ai Suoi occhi aveva un grande valore”.

Mettendo da parte le sue stesse paure e la rabbia per ciò che le aveva fatto, Gwyneth andò a visitarlo altre cinque volte in 18 mesi, condividendo ogni volta la sua fede e parlando con lui della grazia di Dio. Alla fine, divenne cristiano. “È stato un grande sollievo perché ha trovato la Pace”, dice Gwynneth, spiegando che ha chiesto alla squadra di assistenti spirituali del carcere di prendersi cura di lui, dandogli modo di poter crescere nella fede e giungere a completa guarigione. Nel frattempo, ha confessato ulteriori crimini e la sua pena è stata estesa.

 

PREGANDO CON IL MIO STUPRATORE

Gwynneth ad un certo punto smise di andare a fargli visita, ma alcuni anni dopo, venne a sapere che l’uomo era in fin di vita a causa di una malattia.

Venne contattata dal penitenziario. “L’uomo aveva una end-of-life directive (una sorta di ultimo desiderio) Lui aveva scelto di usare questa opportunità che il penitenziario gli concedeva per chiedermi se ero disposta a fargli visita e pregare con lui”.

“All’inizio non ero davvero sicura di volerci andare e mi ci sono volute due settimane per prendere una decisione. Era stato trasferito in un hospice per ricevere le ultime cure palliative, ma era comunque sorvegliato da una guardia carceraria. Mi sono seduta e ho fatto come mi chiedeva: ho pregato con lui; ho pregato affinché potesse essere avvolto dalla Sua pace e dal Suo Amore … mentre stavo ancora pregando è morto.

“È stato un tale privilegio poter pregare per lui nonostante circostanze così difficili … è stata vera benedizione”.

Dopo la sua morte, a Gwynneth è stata consegnata una lettera che il suo aggressore le aveva scritto. In essa ha spiegato che non avrebbe mai potuto ringraziarla abbastanza per averlo perdonato e per la compassione che lei gli aveva mostrato e come ciò lo aveva liberato, dandogli forza per poter andare avanti con la sua vita.

 

CICATRICI CHE SCOMPAIONO

Dio aveva condotto Gwynneth in un incredibile viaggio di guarigione e integrità, ma c’era ancora molto da fare. Anni dopo, durante un ritiro, le fu chiesto di pensare a qualsiasi cosa di cui potesse aver bisogno di pentirsi. “Durante un culto molta gente aveva profetizzato Isaia 54 su di me: io avrei dimenticato la vergogna della mia giovinezza (Isaia 54:4). Quindi sussurrai: “Per favore Dio, toglimi questa vergogna”. Mi sono anche pentita della mia incredulità su dove fosse stato Dio durante le sei ore del mio calvario. “Quella stessa notte sognai di trovarmi in un letto immacolato d’ospedale, e girarmi e rigirarmi in esso. Ogni volta che mi svegliavo venivo dolcemente e amorevolmente lenita da qualcuno che sapevo essere Dio. “Sapevo di essere al sicuro e sapevo di essere totalmente amata e che tutto sarebbe andato bene”.

Gwynneth racconta che quando si svegliò e andò a farsi la doccia mattutina sentì un’altra voce, che la incoraggiava a guardarsi le cicatrici delle bruciature che il suo aggressore le aveva inferto quell’orribile notte. “Non c’erano più… le cicatrici erano sparite! Dio non solo mi ha guarito emotivamente e spiritualmente, ma mi ha guarito fisicamente ed è stato semplicemente fantastico! Mi ha portato a un livello completamente nuovo di intimità con Lui”, afferma. “Il mio messaggio per chiunque abbia vissuto una prova simile è: non esitare mai a portare qualcosa a Dio. Lui non disprezza la vergogna, non vuole che tu porti quella vergogna. Vuole solo che tu sia libero, vivendo una vita piena!”

 

Tratto da: premierchristianity

 

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