PORTE APERTE “LA VIOLAZIONE DELLA LIBERTÀ RELIGIOSA MINA LE RELAZIONI INTERGENERAZIONALI”
NELLA FOTO: Rafif, bimba cristiana in Iraq
Venerdì 12 agosto si è celebrata la Giornata Mondiale della Gioventù. Una delle maggiori sfide proposte dal tema di quest’anno – Solidarietà Intergenerazionale – è la violazione della libertà religiosa di bambini e giovani.
Rafif, bimba irachena di 12 anni, non ha mai conosciuto suo padre: è stato ucciso in un attentato verso i cristiani avvenuto a Mosul nel 2010, prima che lei nascesse. “Mi manca mio papà. Soprattutto quando sento i miei amici parlare fra loro e dire ‘mio papà ha fatto questo con me’ oppure ‘quello me l’ha portato mio papà’”, racconta Rafif a un nostro partner locale. “Ho chiesto a Dio: perché hai portato via mio padre? Perché l’hai fatto?”
“La violenza che causa morte, rapimenti (sequestri) e matrimoni forzati raggiunge i maggiori livelli di pressione che bambini e giovani siano costretti ad affrontare a causa della loro fede cristiana”, afferma Rachel Morley, analista della persecuzione del dipartimento di ricerca di Porte Aperte/Open Doors, “e demolisce i legami che i bambini hanno con i loro genitori, con le loro famiglie e con la comunità, causando traumi profondi e dubbi rispetto alla loro fede”.
Esistono tuttavia anche altre forme dannose di pressione che danneggiano le relazioni intergenerazionali. “Si pensi per esempio a situazioni che portano vergogna come la violenza sessuale e la seduzione mirata” continua Morley. “Quando si parla di adescamento sessuale, si potrebbe pensare che la ragazza sia stata accondiscendente, e questo è fonte di grande vergogna per una ragazza cristiana, davanti alla sua famiglia o alla comunità”.
Un altro modo per indebolire le relazioni intergenerazionali consiste nell’alimentare la diffidenza e il sospetto tra i bambini e i loro genitori. “Ci sono bambini che vengono presi di mira con l’obbiettivo di punire i genitori o che vengono utilizzati come strumento per spiare e carpire informazioni circa le attività portate avanti dalle loro famiglie”, conclude Morley. “Questo può generare sospetto e sfiducia all’interno della famiglia stessa. A questo si aggiungono le esperienze negative che bambini e giovani vivono a scuola, vessati da insegnanti e compagni. Esperienze che possono generare incomprensioni. La differenza tra la vita scolastica e quella vissuta tra le mura domestiche può creare sentimenti di confusione e di disaccordo circa la propria identità cristiana”.
Secondo i ricercatori di Porte Aperte/Open Doors è chiaro che la violenza, le incomprensioni e la sfiducia sono deleterie per la Chiesa. Le pressioni e le loro conseguenze possono finire per consumare o sgretolare il senso di appartenenza e l’attaccamento che bambini e giovani hanno verso la propria chiesa locale, verso la comunità cristiana e verso la propria famiglia.
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