UOMO INTEGRO
Giobbe 1:1
C’era nel paese di Uz un uomo che si chiamava Giobbe. Quest’uomo era integro e retto; temeva Iddio e fuggiva il male.
Questo versetto ci presenta una figura conosciuta sotto l’aspetto biblico, ma che già dall’inizio trasmette un profondo insegnamento sulla condotta spirituale e morale di un credente.
Prima di arrivare al centro del nostro messaggio analizziamo il termine “integro” che nella sua radice ebraica indica “perfetto”, il quale non vuole intendere privo di imperfezioni ma, quella che era l’espressione della ridice “un uomo completo”.
Un uomo che, come vedremo, in Dio trova il suo equilibrio comportamentale e spirituale.
Questo versetto ci dice che Giobbe temeva Dio e fuggiva il male.
Temere Dio…
Spesso con questa affermazione, il pensiero di temere è associato alla paura, ma in realtà questa affermazione vuole trasmettere la paura di offendere Dio.
E qui possiamo vedere un’espressione che evidenzia un legame d’amore: il timore di arrecare offesa è un sentimento che nasce dall’affetto che si prova per una persona, e Giobbe amava Dio e non voleva offenderlo. E tale era la sua attenzione e il suo amore per il Signore: la Parola di Dio ci dice che egli fuggiva dal male.
Ed ancora questa affermazione la troviamo sempre nel libro di Giobbe:
28:28 …. temere il Signore: questa è la Sapienza, e fuggire il male è l’Intelligenza“
Spesso nella nostra quotidianità la paura di peccare non nasce dall’amore di offendere Dio ma quanto dalla “punizione” che temiamo possa il peccato far scaturire sulla nostra vita.
Ma il rapporto che noi abbiamo con Dio da cosa nasce?
Nasce da un amore genuino, sincero, disinteressato, o da una condizione per cui lo amiamo in funzione di quanto ci dà?
Questa potrebbe sembrare una domanda superflua e alquanto stupida, eppure se riflettiamo attentamente, forse scopriamo che non lo è.
In Genesi al capitolo 39 leggiamo:
39:7 Dopo queste cose avvenne che la moglie del signore di Giuseppe gli mise gli occhi addosso, e gli disse: “Giaciti con me”.
39:8 Ma egli rifiutò e disse alla moglie del suo signore: “Ecco, il mio signore non s’informa da me di nulla ch’è nella casa, e ha messo nelle mie mani tutto quello che ha;
39:9 egli stesso non è più grande di me in questa casa; e nulla mi ha divietato, tranne che te, perché sei sua moglie. Come dunque potrei io fare questo gran male e peccare contro Dio?“
39:10 E benché ella gliene parlasse ogni giorno, Giuseppe non acconsentì, né a giacersi né a stare con lei.
39:11 Or avvenne che un giorno egli entrò in casa per fare il suo lavoro; e non c’era quivi alcuno della gente di casa;
39:12 ed essa lo afferrò per la veste, e gli disse: “Giaciti meco“. Ma egli le lasciò in mano la veste e fuggì fuori.
Come possiamo vedere dal versetto 9 anche Giuseppe ha lo stesso timore.
E questo timore deve accompagnare ogni giorno la nostra vita e per far vivere questo sentimento abbiamo bisogno di essere innamorati di Dio.
Ora analizziamo un altro punto, fuggire il male.
Quanto spesso dialoghiamo con il peccato che si presenta alla nostra vita?
Spesso abbiamo “l’arroganza” di credere di poter dialogare con il peccato, ma la scrittura ci dice di resistere, non di dialogare, non di stare accanto a quanto può generare peccato nella nostra vita.
E questo lo vediamo sempre nel capitolo 39 di Genesi al versetto 12 leggiamo che Giuseppe davanti alle insistenti pressioni della moglie di Potifar, quando cerca con la forza di avere un contatto con lui, la Parola di Dio ci dice che Giuseppe lascia in mano della donna la veste con cui lei cerca di bloccarlo e fugge.
Giuseppe sa che dinanzi alla tentazione, non si deve MAI indugiare, ed egli non ha in sé tale “arroganza”.
Quante volte davanti a cose che sappiamo non sono il bene per la nostra vita spirituale e di conseguenza materiale, noi indugiamo, facendoci convincere che noi possiamo dominare il peccato che si accosta a noi.
In Genesi 4
4:6 E l’Eterno disse a Caino: “Perché sei tu irritato? e perché hai il volto abbattuto?
4:7 Se fai bene non rialzerai tu il volto? ma, se fai male, il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desiderî son vòlti a te; ma tu lo devi dominare!”
Ecco il peccato che si presenta alla porta della nostra anima ci spia, e cerca il momento opportuno per entrare e farci cadere .
Dobbiamo ora vedere alcune forme di tentazioni peccaminose.
- È quella che come abbiamo visto con Giuseppe porta a un lungo percorso erosivo, che alla fine sfocia in una forma impetuosa, e lo vediamo anche con Caino, con il conservare in sé un sentimento che non appartiene a Dio (e tutto quello che non viene da Dio viene dal male).
E qui dobbiamo stare molto attenti, essere lungimiranti nello Spirito, saper comprendere e dominare. Il dominare non vuol dire affrontare il peccato in uno scontro diretto, ma evitare, così come fece Giuseppe: egli non si mise a parlare con la moglie di Potifar, davanti a diavolo che vuole farci cadere, non dobbiamo porre nessun dialogo, ma solo fuggire.
Ma dove fuggire?
Prima di ogni cosa se dinanzi abbiamo una tentazione materiale allontanarci da essa e secondo fuggire rifugiandoci nella preghiera. (Matteo 26:41 Vegliate e pregate, affinché non cadiate in tentazione; ben è lo spirito pronto, ma la carne è debole.)
- Resistere
Spesso sul nostro cammino ci sono situazioni a cui non possiamo fuggire in modo diretto e anche qui possiamo prendere il caso di Giuseppe, egli non poteva andare via da quella casa, e tanto meno dire a Porifar che sua moglie cercava di sedurlo, ma in questi casi in cui non abbiamo possibilità di allontanarci fisicamente, dobbiamo ascoltare quanto Dio ci dice con la Sua Parola.
- I Corinzi 10:13 Niuna tentazione vi ha còlti, che non sia stata umana; or Iddio è fedele e non permetterà che siate tentati al di là delle vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via d’uscirne, onde la possiate sopportare.
- II Pietro 2:9 il Signore sa trarre i pii dalla tentazione e riserbare gli ingiusti ad esser puniti nel giorno del giudizio;
Per tanto analizziamo la nostra vita, per comprendere se siamo innamorati di Dio, e ogni giorno chiediamo a Lui di farci essere “completi” con la Sua guida e il Suo discernimento, e dinanzi al peccato che si presenta alla nostra vita poter dire anche noi:
potrei io fare questo gran male e peccare contro Dio?